SIRACUSA – "DIARIO DI UN NEONATO" DI NINO RISUGLIA

Siracusa, presentazione del libro di Nino Risuglia “Diario di un neonato”

Nino Risuglia, noto scrittore Lentinese che ha già al suo attivo due bellissime pubblicazioni con la APED editrice lentinese, che  ha esordito di recente con due fatiche, le quali hanno ottenuto un notevole successo, la prima dal titolo “Glossario – Parole e detti Lentinesi” unica nel suo genere, di cui si è già provveduto con una aggiornata ristampa,   e  “Lentini un amore nella memoria”,  sempre con la Aped editrice, a Siracusa il giorno 11 ottobre p.v. presenterà presso la Parrocchia del SS. Salvatore, salone Paolo VI, via Necropoli Grotticelle, 60  con inizio alle ore 18,00 (puntuali ci tiene a dire il nostro Nino) la sua recente, ma non ultima fatica:”  Diario di un neonato”. La partecipazione del pubblico è gradita.

Ha detto di lui Gianni Failla, noto scrittore. giornalista di prestigio e già direttore della rivista Cammino :

DIARIO DI UN NEONATO: PAGINA DI SPERANZA – VOGLIA D’INCONTRO CON LA VITA

   In millenni di storia umana non risulta che sia mai stato scritto o pubblicato alcun diario di un neonato. Sulle ali di una fervida fantasia, adesso sono state date alle stampe le novantacinque pagine del primo curioso “Diario di un neonato”, di Antonino Risuglia (A.P.ED. editore).

   Lo scrittore-bebè riesce a coinvolgere progressivamente il lettore, dapprima legittimamente perplesso e poi sempre più vicino all’interessante cammino di un neonato che arriva nel nostro mondo e subito comincia a scoprire. Un neonato che prova sensazioni, sperimenta i primi pensierini e comprende innanzitutto le funzioni del corpo e poi prosegue con decisione il suo meraviglioso percorso di vita.

   Tutto è narrato in prima persona dal bebè-pensante con uno stile allegro, brioso, simpaticamente spiritoso in un succedersi di nuove impressionanti percezioni e scoperte. Il “diario” annota con entusiasmo ogni rilevante novità quotidiana, tra piccoli tormenti e grandi stupori, tra prime conoscenze umane che attraggono un’attenzione sempre rinnovata.

Il protagonista

  I cinque capitoli hanno un protagonista singolare: il piccolo Nino. Lo si vede dondolare nella “culla-naca”, fissata nelle pareti familiari. Da quella strategica postazione ascolta tutto quello che si dice in casa. Il neonato “si fa il quadro” di chi siano le persone che abitualmente parlano: la madre, il padre, i suoi tre fratelli… Ogni persona propone e sollecita nuove conoscenze.

  Poi, per la prima volta, il neonato esce da casa, è portato all’esterno.  Che sensazione di stordimento! Fuori c’è tutto il mondo! Il neonato è sopraffatto da un insieme di sensazioni ed emozioni che si sommano l’una all’altra: rischia di non capirci  più nulla. Tra sobbalzi di cuore, si accorge di realtà che non sapeva che esistessero. Un po’ alla volta, in allegria scopre in continuazione che esistono tante altre strade, cose e persone.

    “U picciriddu” continua così il suo cammino, tra suoi “esperimenti” di relazione, tra fenomeni corporei, tra tante altre esperienze, tra i sorrisi e i pianti che segnano i ritmi delle giornate, che conoscono però anche “eventi”, come quello importante del battesimo. Dai preparativi in poi tutto è descritto con un garbo non comune.

    Le pagine però sono interessanti anche per altri aspetti. Incantevole, ad esempio, il dialogo del neonato con il gradevole profumo della pianta del gelsomino di casa, che gli comunica sensazioni e poi sentimenti.

   Curiosa la descrizione del “carrocciulu”, seggiolone-girello di legno, molto pesante, con la duplice possibile funzione di seggiolone e di girello. L’accesso al “carrocciulu” coincide anche con una certa variazione dell’alimentazione del neonato e il cambio dell’alimentazione offre al piccolo Nino nuove condizioni, esperienze e riflessioni.

  Ormai il nostro neonato cresce, socializza, conosce persone e ambienti esterni, compie nuove e sempre sorprendenti scoperte, sino ad arrivare in cielo tra la luna e le stelle…

                                        Sulle vie del mondo                        

   “Ninuzzu”, “u cacaniru”, comincia a camminare con sensazione quasi euforica, a muovere i primi passi sulle vie del mondo; impara ad ascoltare pure il suono del grammofono, viene anche fotografato per la prima volta, nel 1943, con “u ritrattu”. Il neonato, insomma, si fa spazio, giorno dopo giorno, verso il grande mistero dell’esistenza.

   E come in ogni buon diario, la scrittura delle pagine cede infine il posto ai segni del vivere. “Ninuzzu” si congeda dal suo diario e dal suo lettore. Il suo commiato lascia il ricordo di un bimbo simpatico, con gli occhi grandi e ben aperti, fissi verso l’avvenire; occhi meravigliosi, pieni d’infinito stupore per il mondo che lo circonda, per la vita che si affaccia, per la gente che lo accompagna, per le molteplici esperienze. È lo sguardo puro di chi vuole esistere da fiero e libero protagonista, con la tensione verso il bello di ogni mattino.

   “Diario di un neonato” diventa così pagina di speranza, voglia d’incontro con la vita.   

                                                                                     Gianni Failla