LETTERA AL DIRETTORE

Riceviamo e pubblichiamo una lettera al direttore ricevuta dal dott. Nino Risuglia.

 

Caro Direttore, so che posso permettermi questo aggettivo, ti scrivo a caldo.

Sono rientrato da pochi minuti da Gela, dove mi sono recato per un saluto di commiato al Presidente francese di una società a capitale misto, per la quale ho prestato una consulenza conclusasi otto anni fa.

Ti scrivo in preda all’indignazione e con lo scopo di provocare lo stesso sentimento in te e in quella parte dei tuoi lettori capaci di indignarsi in maniera genuina, seria e avveduta.

I fatti. Per evitare errori di percorso, immaginando che qualcosa poteva essere cambiato negli ultimi otto anni, ho chiesto indicazioni a chi quel percorso fa con frequenza e, sulla base delle indicazioni ricevute, ho percorso l’autostrada fino alla tangenziale di Catania; da qui ho preso la derivazione per Enna e Gela e, sebbene abbia percorso più chilometri di quanti ne percorrevo nel passato, ho preso atto, con favore, che il percorso stradale era migliorato di molto, anche in presenza di numerose rotatorie che fungevano da deterrente all’alta velocità.

Al ritorno, volendo ripercorrere un tragitto a me usuale, all’altezza di Sigonella ho imboccato la “strada” che costeggia il fiume Simeto fino alla confluenza con la S.P. 198, il vecchio “stratuni” di Catania, in passato unico collegamento fra quella città e la nostra Lentini.

Percorrere quel tratto è stata una pena, viste le condizioni del fondo stradale, in totale abbandono; essendo stata una mia scelta, ho affrontato il tutto di buon grado e a velocità minima, che mi ha consentito un buon risparmio di carburante e un minore inquinamento dell’aria “salubre” di quel posto.

Finito il tratto Sigonella/S.P. 198, il mio disagio se è trasformato in orrore nell’immettermi in quella strada, che per noi Lentinesi giovani di lungo corso era in grado di evocare epiche guidate della Giulietta, o anche più modeste “Cinquecento” lungo i “vutati d’o scussuni” e in quelle altre che passavano davanti alla caserma della Guardia di Finanza.

Infatti terribile è stato l’orrore nel constatare la condizione della strada: dal fondo impraticabile, cosparsa di ogni genere di rifiuti, costellata in maniera inverosimile di un incalcolabile numero di venditrici di sesso….

È stato inevitabile chiedermi se l’indignazione provocata da quel girone infernale non fosse stata provata da altri prima di me: credo proprio di sì!

Quindi sono scaturite una serie di considerazioni.

È possibile indignarsi, e reagire, di fronte alla proposta della legge sullo “Ius soli”, al problema indotto dall’ondata di arrivi di rifugiati e migranti? Vero è che c’è l’indignazione di gente convinta e consapevole, di chi si indigna per professione, per mestiere politico, per manierismo o anche perché i pappagalli e le scimmie, comunque, esistono. Quindi ci si organizza, si protesta, si dimostra di volere che qualcosa sia fatto (dagli altri: Salvini, Grillo, Renzi, Berlusconi, ecc), visto che noi semplici cittadini non possiamo fare altro di fronte a problemi di tale portata!  Tuttavia, all’interno di queste indignazioni si agitano molti problemi di là da venire, con molti dubbi sulla loro rispondenza al vero.

Invece l’orrore della 194 è qui vicino, ci riguarda direttamente, è attualissimo e….

Ma è tollerabile che la strada sia inagibile perché sconnessa, perché piena di immondizia che non è scaricata li dal cittadino incivile, ma proviene dai mezzi che trasportano le balle “compattate” alla meno peggio, che le rilasciano ad ogni sussulto del mezzo di trasporto privo di qualsiasi copertura di contenimento?

È tollerabile che sia accettato il fatto che innumerevoli giovani donne –non immondizia, ma esseri umani- permangano in quel posto e con quello scopo?

È possibile che un maggior numero di esseri umani, maschi, cerchi e faccia sesso in quell’inferno?

Si può immaginare un degrado peggiore di questo?

È pensabile che i cittadini debbano tollerare una situazione del genere?

È pensabile che nessun politico o amministratore pubblico sia mai passato da lì o non sappia?

Tutto ciò a poca distanza da Lentini, Carlentini, Scordia, Francofonte, Catania….

È possibile ci indigniamo maggiormente per problemi teorici, di là da venire, rispetto a quelli attuali e non meno gravi?

Non è accettabile un’indignazione a futura memoria e un contemporaneo voltarsi dall’altra parte sull’orrido presente!