The Lament for Icarus di Herbert James Draper

 

Herbert James Draper, pittore inglese dell’epoca vittoriana, nacque a Londra nel 1863. Formatosi alla Royal Academy londinese, compì svariati viaggi di studio sia in Italia, a Roma, che in Francia,  e Parigi, nel tempo collaborò anche con l’Illustrated Magazine come illustratore di libri dedicati ai giovani.

Draper fu tra gli artisti britannici influenzati dall’impressionismo francese, ma predilesse  dedicarsi ai temi storici e letterari di artisti vittoriani come Edward Burne-Jones. Draper pittore venne accostato al classicismo, seppure le tecniche da lui trattate riflettono piuttosto uno stile personale quasi divisionista del colore con richiami alla pittura simbolista, in particolare nella raffigurazione degli ambienti.

Il periodo più fecondo in termini di produttività artistica fu nel 1894 in cui si dedicò ai temi mitologici collegati alla Grecia antica come ad esempio in “Ulisse e le sirene” (del 1909). Il suo dipinto “Il lamento per Icaro” del 1898 gli valse la medaglia d’oro all’esposizione Universale di Parigi del 1900. L’opera mostra l’Icaro morto della mitologia greca, circondato da lamentose ninfe del mare. Come narra la nota leggenda greca, Icaro era figli di Dedalo e di Naucrate, schiava di Minosse.  Sia il padre, l’artigiano Dedalo, che Icaro erano rinchiusi nel labirinto di Creta, per aver aiutato Teseo a fuggire dal labirinto che stesso Dedalo aveva creato. Dedalo realizzò quindi delle ali di cera in modo che lui e il figlio potessero fuggire dall’isola.

Soggiogato dall’orgoglio e contravvenendo alle raccomandazioni del padre, Icaro volle volare troppo vicino al sole. In tal modo la cera si sciolse ed Icaro stesso cadde in mare morendo. Tra le opere realizzate da Herbert Draper, questa raffigurazione  è tra quelle che risulta essere la più famosa.

Nelle Metamorfosi di Ovidio si narra del mito di Icaro che racchiude in sé verità senza tempo. La leggenda vuole sottendere che colui che vuole sfidare i limitidella propria natura, viene punito per la sua tracotanza. Solo la capacità di realizzarsi nella propria natura più intima, permette all’uomo di essere realmente libero e giungere alla propria salvezza. Nel momento in cui “un Icaro” non si accontenta del suo essere uomo, ma confida di poter riuscire a giungere fino agli dei, ecco consumarsi all’istante la sua rovina per superbia.

A Cura  di Ester Campese