COMUNICATO STAMPA “Ricomincio da 105”. L’Amministrazione comunale di Siracusa chiamata a governare lo sviluppo, dall’attrazione degli investimenti esterni alla capacità di trattenere quelli esistenti Quattro proposte concrete da Michele Mangiafico per una nuova “governance” cittadina

Siracusa, 21 dicembre 2020. “Un silenzio assordante” – questo il commento secco dell’ex vicepresidente del Consiglio comunale, Michele Mangiafico, sulla difficile situazione della zona industriale e sulla mancata reazione da parte dell’Amministrazione comunale.

La gelida reazione dell’Amministrazione comunale di Siracusa al “piano di sopravvivenza” di “Isab-Lukoil” tradisce l’incapacità di governare lo sviluppo del territorio da parte dell’attuale classe dirigente di Palazzo Vermexio. – dice Mangiafico – Come se il rischio di un ridimensionamento del perimetro occupazionale nel medio periodo e quello di un passo indietro dell’industria della raffinazione non siano un problema per chi rappresenta la nostra città. Anche se già sarebbe grave imputare la quiete dell’Amministrazione comunale all’astio con cui ha guardato in questi trenta mesi alla zona industriale, quello che sta accadendo è la punta dell’iceberg dell’assenza di una qualsiasi prospettiva che discenda dall’azione politica”.

L’attrattività di un territorio – continua – rispetto agli investimenti esterni e la capacità di trattenere quelli esistenti rappresentano due delle principali sfide per lo sviluppo cui è chiamata una classe dirigente e amministrativa locale. La 31esima indagine del Sole 24 Ore sul benessere e la qualità della vita ha rappresentato una “bocciatura” per l’attuale Amministrazione del capoluogo (chiamato direttamente in causa in molti degli indicatori previsti dallo studio) anche da questo punto di vista. Siracusa è all’ultimo posto in Italia per la percentuale di imprese fallite su quelle registrate”.

Lo stesso settore cui l’Amministrazione comunale ha dichiaratamente guardato con simpatia in questi trenta mesi, ovvero quello turistico, non solo ha “tuonato” contro l’inerzia di Palazzo Vermexio, ma rappresenta la cartina di tornasole della mancanza di volontà o dell’incapacità di attrarre e governare gli investimenti esterni. Benché la stagione delle battaglie ambientaliste della precedente Amministrazione avesse teso a “distinguere” tra aree del territorio dove impedire gli investimenti, come la c.d. “Pillirina”, aree del territorio dove agevolarli, come la c.d. “Torre Ognina”, e aree da ripensare come l’ex “Spero”, l’attuale Amministrazione comunale non solo non è riuscita ad accelerare alcun processo di investimento esterno, ma ha visibilmente “scontentato” anche i portatori di interessi diffusi già presenti sul territorio, come hanno dimostrato tutte le più recenti dichiarazioni di “Noi Albergatori”.

E’ la stessa Amministrazione comunale che affronta la sfida epocale della c.d. “transizione energetica”, facendo passare il messaggio che questa rivoluzione non abbia bisogno di un dialogo con l’attuale mondo industriale già presente sul nostro territorio, quasi esso rappresentasse una minaccia e non una risorsa al fine della riconversione e che basti qualche pista ciclabile mal disegnata per governare il cambiamento industriale ed energetico. Si può far finta che la 105esima posizione nel ranking del “Sole 24 Ore” non riguardi i processi decisionali locali o derubricare l’importanza di queste classifiche, ma prima o poi la crisi economica e occupazionale toccherà tutti perché quando la liquidità non gira diventa un problema di sistema (Siracusa è al 105esimo posto anche per depositi bancari)”.

Di seguito alcune proposte concrete per rilanciare il territorio cittadino: a) aprire una nuova stagione, partecipata e inclusiva, di revisione del Piano Regolatore generale; b) istituire un tavolo permanente sull’attrazione degli investimenti esterni; c) aprire un dialogo con la zona industriale nella consapevolezza di quanto essa stessa sia strategica per governare la “transizione energetica” verso un nuovo modello di sviluppo; d) avviare una cabina di regia che abbia l’obiettivo di “trattenere” gli investimenti esistenti.