Intervista a Guido Domingo, uno scrittore profondo di Laura Gorini

Il mio amore per la scrittura è sicuramente figlio della passione che provo per la lettura. Mi sono cercato tra le righe ed inevitabilmente ci sono finito dentro

Guido Domingo con il suo Nemmeno una virgola ci ha fatto riflettere, commuovere e anche un po’ sognare. Scrittore accorto, nella vita fa il biologo e il ricercatore scientifico.

Guido, sei un uomo di scienza, come è nato l’amore per la scrittura?

Credo sia nato, come spesso accade, per una forte esigenza di comunicare, iniziata con le canzoni e le poesie, approdata poi alla prosa. Ma il mio amore per la scrittura è sicuramente figlio della passione che provo per la lettura. Mi sono cercato tra le righe ed inevitabilmente ci sono finito dentro.

Nel tuo primo romanzo troviamo momenti molto duri ma anche molto commoventi e dolci. E’ forse anche questa la tua immagine della vita in generale?

Assolutamente sì. C’è voluto del tempo affinché comprendessi e rispettassi tutte le naturali fluttuazioni della vita, e ora non le fuggo più. Vivere è anche questo per me. Cerco comunque di mantenere il bilancio di questo perpetuo zigzagare in positivo. I sentimenti hanno un ruolo fondamentale in questo, ne sono la forza trainante, la causa e la meta. Non ci vedo una vita senza.

Quando si parla di amore sovente lo si collega a quello di coppia e non – a quello- per esempio per una madre e/o per un padre. Per quale motivo secondo te?

Forse perché siamo in qualche modo dipendenti dal romanticismo della coppia. L’amore di una madre, o un padre, è sparso in una vita e per questo può risultare meno tangibile.

I tuoi familiari quando hanno letto la tua opera, che cosa ti hanno detto?

Mia madre ne è stata molto entusiasta. D’altra parte, questo libro è dedicato a lei e “alle donne della mia famiglia con cui ho condiviso un respiro”, come riporto in una delle prime pagine.

Quanto c’è davvero di te nel tuo testo? C’è un personaggio che può essere visto- in qualche maniera- come una sorta di tuo alter ego?

A posteriori mi sono accorto che c’è un po’ di me in ogni personaggio, persino nell’anziana. Con lei condivido la paura della solitudine e del cambiamento, con la figlia la frenesia della quotidianità, con il vicino il passato, e con l’insegnante l’entusiasmo per la vita.

Passeggiando- per così-dire- nel vasto mondo della Letteratura italiana e non, quale hai amato maggiormente e perché?

E’ una domanda molto impegnativa, difficile stilare una classifica. Io sono da sempre attratto della prosa poetica e quindi adoro Erri De Luca, un amante della montagna -come me- e un poeta dell’essenziale – come vorrei essere.

E se- invece- dovessi scegliere un romanzo che rappresenti il Guido di ora quale sceglieresti e per quale motivo?

Mi piacerebbe poter dire Il richiamo della foresta di London. Vorrei tanto essere un John Thornton dei giorni nostri, ma la realtà è differente. Ripiego su un non meno glorioso Pereira di Tabucchi. Non per l’impegno civile ma per l’attesa di un risveglio.