L’amore è fondamentale saper coglierlo, comprenderlo nelle sue infinite sfaccettature al di là della natura di un legame tra due persone
Si intitola L’amore non ascolta il tempo, il nuovo romanzo di Chiara Albertini. Donna solare e dolcissima, ha analizzato con dolcezza e, nel contempo, con profondità l’immensitù di questo sentimento.
Chiara ben tornata con un nuovo romanzo! Con quali parole lo descriveresti a chi non ha ancora avuto il piacere di leggerlo?
Un viaggio introspettivo nelle profondità di se stessi, alla ricerca di risposte “scomode” e verità nascoste che non si “vedono” e che andrebbero ascoltate.
Il titolo è molto poetico e romantico nel senso più etimologico del termine, L’amore non ascolta il tempo. Potrebbe sembrare un romanzo d’amore, inteso di coppia, invece è molto di più. Come sei arrivata alla concezione di questo sentimento al di là del rapporto uomo-donna?
L’amore è uno dei sentimenti più forti, profondi e complessi, quando autentico. E mi stimolava molto cercare di esplorarlo nelle sue diverse declinazioni, ciascuna contraddistinta da differenti chiaroscuri. È un linguaggio – corporale e spirituale – così universale e relativo al contempo che è difficile “definirlo”, “etichettarlo”, ma è fondamentale saper coglierlo, comprenderlo nelle sue infinite sfaccettature al di là della natura di un legame tra due persone.
Al centro del racconto ci sono due fratelli che hanno perso presto la loro mamma e un padre che non si rassegna alla perdita della sua amata. Pare che l’amore filiale non riesca a vincere il dolore. L’amore è dunque anche tanta sofferenza?
Mi è sempre difficile non associare il dolore all’amore, scindere le due cose come fossero due dimensioni destinate a non incontrarsi mai, a non influenzarsi reciprocamente. Mi risulterebbe in parte ingenuo e non realistico credere che un sentimento come l’amore non sia attraversato e plasmato da momenti di sofferenza, sconforto, delusione, amarezza…
Eppure tanti coach sostengono che se si prova ciò non possa essere vero amore. Come si può vivere in maniera sana questo sentimento?
Non esistono regole, metodi né “scappatoie” per capire come viverlo realmente, come nutrirlo appieno e come farsi nutrire in modo “sano” da lui: l’amore è un sentimento che sarà sempre permeato da un alone di magia e mistero, da molteplici luci e ombre, forse mai vere per qualcuno, forse mai false per qualcuno…
Tu, tornando al titolo, hai citato il tempo. È forse lui la migliore medicina per lenire ogni ferita?
Nel corso della mia vita l’ho sentito dire e l’ho letto più volte, ma posso dirti che ci credo solo in parte? Dipende molto dal tipo di ferita, e dipende molto da te stesso. Non esistono mai costanti assolute, non vedo il tempo necessariamente come cura, medicina, forse esistono più variabili e incognite per ciascuno di noi, sia che siamo vittime di ferite sia che siamo colpevoli nel perpetrarle.
Tuttavia, spesso il tempo che passa fa paura quando si teme di invecchiare. E così ci si illude di poterlo fermare. Credi che oggigiorno si respiri un po’ troppo questa tendenza?
Negli anni è cambiato per alcuni aspetti e alcune dinamiche il concetto di interpretazione del tempo, di come sentirlo e gestirlo. Che sia un giudice estremo e severo, credo lo si possa pensare in molto casi, ma sottolineo sempre e comunque il concetto “doveroso” di relativismo per ogni singolo individuo: a ciascuno di noi la piena libertà di concepirlo e viverlo come crede e può.