Intervista a Ciro Santangelo, “ Io la poesia, l’amore per la mia famiglia, per la Puglia e per la Sicilia” di Laura Gorini

Le mie poesie? Un mio personale ricordo per i miei cari

Una silloge poetica scritta con il cuore in mano. Così si può di certo descrivere, dopo un’accorata lettura, l’opera che il bravo Ciro Santangelo ci propone. Nato a Taranto, da molti anni risiede nella provincia della meravigliosa città di Palermo. Di questo e di molto altro ancora ci ha parlato il poeta in questa bella chiacchierata.

Uno sguardo al futuro- Quante speranze è il titolo scelto per la sua silloge poetica. Con quali parole la descriverebbe a chi ancora non ha avuto il piacere di leggerla?

Il titolo del libro “Uno sguardo al futuro – Quante Speranze” si riferisce alla domanda che il figlio adolescente rivolge al proprio padre: “Papà, dimmi, che futuro avrò?”. A tale quesito il genitore da in un primo momento una risposta elusiva, ma poi è costretto dall’incalzare della sua creatura a rispondere in maniera più esaustiva dicendo: “I fenomeni naturali e i danni creati dall’uomo con il suo agire perché influenzato dal potere e dal denaro, richiedono tempi e sacrifici e il giusto agire, per poter pian piano tornare a situazioni di normalità.

Con quale criterio ha scelto le poesie da inserire al suo interno?

In realtà non ho adottato nessun criterio particolare per scegliere le poesie da inserire nel mio libro. Ho solo dato la priorità alla poesia Marzo per il fatto che è espressamente dedicata alle donne della mia famiglia. Invece la seconda e la terza, A mio padre e A mia madre sono chiaramente rivolte singolarmente ai miei amatissimi genitori. Infine, per tutte le altre è stata seguita solo la mera casualità.

La sua famiglia, per l’appunto, come ha accolto la notizia della pubblicazione?

Con meraviglia. Può sembrare poco credibile ma avevo tenuto all’oscuro i miei cari il fatto che io scrivessi poesie. Capite dunque che, come diretta conseguenza, non ho nemmeno mai esternato questo mio pensiero, ovvero quello di pubblicare una mia raccolta poetica. Diciamo che con questa decisione ho dato corpo al desiderio di lasciare alla mia famiglia un mio personale ricordo.

Lei vive a Palermo da moltissimi anni. Che cosa ama in particolare di questa città e della Sicilia?

Vivo dalla fine dell’anno 2013 nella città di Lascari, piccolo centro di circa 3600 anime, in provincia di Palermo. Mia moglie è una sua cittadina, conosciuta cinquanta anni fa. Periodicamente, per le ferie annuali, unitamente alla mia famiglia abbiamo trascorso momenti sereni e lieti in compagnia dei genitori della mia consorte e degli altri parenti. Il nostro rapporto è sempre stato improntato al reciproco rispetto. Mi sono sempre sentito a casa mia. Anche con i cittadini ho avuto ed ho tuttora rapporti cordiali di stima e di rispetto. Lo splendido mare, le sue spiagge, il sole, il vivere sereno, fanno da cornice a questo piccolo centro. Ho dedicato al suo monumento ai caduti e alla Chiesa Madre poesie come “I nostri eroi”, “1915-1918” e, infine, “Il tempo passa”. Le prime due sono pure state declamate dal sottoscritto esattamente il 4 novembre del 2023 e 2024 durante le rispettive celebrazioni.

Se non erro lei è però nato a Taranto. Che cosa le manca invece dei suoi luoghi natii?

Sì, esatto, sono nato a Taranto, città della Magna Grecia, che si affaccia sul mare Ionio. Del mio luogo natio, al quale ho dedicato la poesia “Taras”, sento la mancanza in modo forte e, a volte, doloroso. I miei, ormai, non ci sono più e a loro ho dedicato alcune poesie che leggo nei momenti in cui particolari stati d’animo lo richiedono. Il desiderio di tornarvi, anche se solo per una volta, mi dilania l’animo. Che nostalgia! Diciamo che provo il desiderio di rivedere il suo mare, il suo lungomare, i suoi monumenti, la festa del Santo Patrono con la caratteristica processione via mare, il mercato del pesce, il Castello Aragonese, insomma, tutto ciò che mi ricorda, in qualche maniera, la mia infanzia.

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