Intervista ad Antonella Arpa, una, nessuna e centomila di Laura Gorini

Il nerd è pop

Una ne fa e mille ne pensa la brava e camaleontica Antonella Arpa. Scrittrice, creator, cosplayer e tanto altro ancora, si racconta a ruota libera in questa intervista che scuoterà gli animi fin dalle sue prime battute. Come è esattamente successo dopo la sua seguitissima e cliccatissima apparizione a Le Iene.

Antonella, youtuber, cosplayer, punto di riferimento per tanti giovani e cos’altro sei?

Sono una creator a tutto tondo, mi esprimo su tante piattaforme (probabilmente tutte!) e mi occupo principalmente di tecnologia, cinema, gaming e fumetti.

So che la realizzazione del tuo primo fumetto ha rappresentato per te moltissimo. Ce ne vuoi parlare?

Si, pubblicare La Carta del Fuoco è stato un sogno. Amo i fumetti da quando sono bambina, pubblicarne uno mio è stato bellissimo. Anche per un cosplayer penso sia un sogno tramutarsi davvero in un supereroe!

Come è nata la collaborazione con colei che lo ha magnificamente illustrato?

In realtà non conoscevo Stefania Macera. Semplicemente Mondadori mi ha fornito una serie di disegnatori tra cui scegliere e lo stile di Chocoartist mi ha immediatamente rapita. Non sapevo neanche fosse donna. È stato proprio bello, seppur inconsciamente, che sia stato un fumetto realizzato interamente da un team femminile.

In tanti sostengono che chi legge fumetti sia il classico nerd e che non ami molto la confusione e stare in mezzo alla gente. Eppure le fiere che riguardano questo settore e, ancora di più, l’ ambito dei cosplayer, sono molto seguite. Dunque, a tuo avviso, come stanno davvero le cose?

In realtà è proprio il concetto di nerd ad essersi evoluto. Ormai il nerd è pop, fa anche “figo” definirsi nerd. Più ne sai, più vieni ammirato e rispettato. E le fiere del fumetto sono proprio, in termini numerici, l’esempio di quanti nerd esistano e di come la nerd community si sia profondamente trasformata da un punto di vista sociale.

Potremmo pertanto dire che anche qui abbiamo a che fare con tanti cliché che attualmente affollano ogni ambito della nostra vita a cominciare dal fatto che una donna sul lavoro non possa rendere come un uomo e che meriti pertanto uno stipendio ben più basso o, ancora, che i giovani siano svogliati e che non abbiano voglia di lavorare. Come siamo potuti arrivare a pensare ciò?

Sicuramente i media tradizionali non aiutano e sono rimasti ancorati ad un tipo di informazione sicuramente desueta ed anacronistica. I giovani oggi si informano su Internet e fin quando i media tradizionali (penso soprattutto alla tv) non si adatteranno alla modernità tipica del web, resterà sempre qualcuno che la penserà in maniera giurassica.

Le famiglie di origine, la scuola e gli adulti di ieri, dove hanno sbagliato secondo te per far vivere questa situazione oggi ai ragazzi e alle ragazze che si affacciano, magari dopo anni di studi incessanti, al mondo del lavoro?

Nessuno ha sbagliato nulla. Sono semplicemente la società e l’economia ad essere mutate. Se prima con uno stipendio da due milioni di lire riuscivi a mettere tanti soldini da parte e comprarti una casa, un’auto e metter su famiglia a vent’anni, oggi con 1000 euro non riesci nemmeno ad arrivare a fine mese. È un problema di società, non di modo di pensare.

Dici che in tutto ciò centri, in qualche maniera, lo scottante argomento delle pensioni che arrivano sempre più tardi e che, sovente, a livello di assegni mensili, siano eccessivamente basse?

Penso, da giovane, che io, al contrario di queste persone che avranno una pensione, seppur minima, non la vedrò mai. Ancora una volta, è un fallimento della società. Il calo delle natalità dovuto essenzialmente ai salari bassi, distrugge non solo il mondo del lavoro e dunque dei lavoratori attivi e contribuenti, ma, come conseguenza diretta, distrugge il sistema pensionistico. Meno lavoratori ci sono, meno tasse si pagano, meno pensioni si riescono a coprire. Meno figli si fanno, meno lavoratori ci saranno. È un cane che si morde la coda.

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