Per il periodico Informa Sicilia di Nelly Ricco *** *** Quante volte nei momenti di sconforto siamo spinti a rassegnarci, a mollare le nostre battaglie, a non credere più nei nostri sogni, a perdere la fede?
Siamo spesso infelici, e non sappiamo apprezzare la nostra vita, come se ci fosse tutto dovuto. Eppure quando ci confrontiamo con gli altri siamo convinti di poter apparire dei tipi risoluti. Quando ho conosciuto Nuccio ho fatto il possibile perché non si sentisse diverso da me, ma sono rimasta piacevolmente spiazzata. E’ lui a mettere gli amici a suo agio. E’ lui il tipo risoluto: ama scherzare e offre sempre una birra o un caffé, sempre col sorriso sulle labbra e la battuta pronta , tra l’altro è rispettato in ogni locale di Lentini e ci mancherebbe.
Ci teneva a portarmi nella sua casa, e non avrei potuto che accontentarlo. Alla porta trovo sua mamma: “accomodati pure, ti offro qualcosa così parliamo della storia di mio figlio. Ti ringrazio davvero”. E io: “Signora Saccà, non è lei a dover ringraziare…”. Non faccio in tempo a finire che la mamma di Nuccio con entusiasmo ammette: “Non vedevamo l’ora che tu venissi, Nuccio vuole farti vedere la sua scrivania, la sua sedia, il suo pc e tutte le altre sue cose”. Rimango colpita dalla semplicità del luogo e dei suoi cari.
Siamo seduti al tavolo della cucina e ho il piacere di conoscere anche sua sorella. Nuccio fuma (anche se lo rimprovero sempre) e per inserirsi nel discorso aspetta il suo momento, senza fermare mai sua mamma: “Alla mia nascita i miei genitori seppero subito che ero un bambino con molti problemi e vollero sottopormi a controlli più accurati fino a quando ebbero la certezza che purtroppo ero un bambino spastico, ma la mamma ha creduto in me sin dall’inizio e non si è mai abbattuta”, così la Signora Saccà con dedizione e sentimento continua a raccontare l’odissea di suo figlio Nuccio: ”abbiamo girato l’Italia, in cerca di strutture e centri utili a comprendere come aiutare nostro figlio nella maniera migliore possibile, fino a quando con l’aiuto di medici specializzati nella sua patologia, affidammo Nuccio ad un istituto specializzato, che aveva sede a Siracusa, dove è rimasto per dieci anni.”
E’ bene dire che i soggetti aflitti di spasticità come Nuccio devono convivere con disturbi dell’attività motoria a causa di anomalie di sviluppo o di lesioni del sistema nervoso centrale, con notevoli difficoltà nel comandare i più semplici movimenti di braccia e gambe. La signora continua a raccontare con enfasi la crescita del ragazzo: “i dottori non ci avevano dato molte speranze del fatto che mio figlio avesse preso a camminare, ma un giorno recandomi alla fermata del bus che portava Nuccio dal centro riabilitativo a casa, ebbi quasi un colpo perché non vedevo gli assistenti che normalmente aiutavano a scendere mio figlio. Poco dopo finalmente uno di loro mi annunciò di aspettare ancora un po’, che mi avrebbero riservato una sorpresa.
Fu la sorpresa della vita, visto che gli operatori dopo aver aiutato il ragazzo a scendere, lo lasciarono libero di venire al mio cospetto in maniera autonoma. Solo Dio sa il sentimento di felicità che in pochi secondi ha pervaso il mio cuore”. Nuccio continuò ad essere sotto terapia ma le braccia non migliorarono quanto le gambe, sebbene dopo anni lontano da casa, pregò i suoi genitori di farlo tornare a casa, ma il suo rientro non si rivelò una sconfitta, anzi, nel giro di pochi anni il ragazzo conseguì licenzia elementare e media, con la felice conclusione che a dispetto della sua delicata patologia, le sue facoltà intellettive non erano affatto compromesse: “A 18 anni decisi di iscrivermi a Ragioneria, e dopo tanti sacrifici, superando tantissimi ostacoli, forte di una serie di battaglie intraprese contro le istituzioni spesso ostili nei miei confronti, grazie anche all’aiuto di un computer, riuscì finalmente a diplomarmi”.
Ebbene arriva il momento preferito di Nuccio: ci rechiamo nella sua stanza, adibita a studio. Pc e mouse speciale per diversamente abili della sua categoria, microfoni, registratori e webcam, tutti strumenti utili per trasmettere i suoi obiettivi, tra i quali quello di rincuorare i ragazzi in difficoltà con i suoi appelli “Aiutiamoli, non abbandoniamoli. I diversamente abili non vanno lasciati soli in casa, ma aiutati. Basterebbe impiegare anche solo dei volontari. Una persona che non sta bene deve essere aiutata e non bisogna mai dimenticarlo in un periodo particolarmente difficile per la solitudine e la mancanza di rispondenza in molti ambienti della società moderna, sempre più frenetica”.
Nuccio è un ragazzo dalla grandissima forza d’animo che ha saputo reagire bene al suo stato fisico, e non è mai stanco di lottare per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per il diritto al lavoro in quanto diversamente abile. In passato spesso ha cercato il sostegno dell’amministrazione della sua città e non avendo mai ottenuto risposte, sentendosi totalmente ignorato, ha insistito invano e qualcuno ha pensato bene di farne una questione politica.
Tutti sanno della continua diatriba tra Nuccio e il sindaco Mangiameli, è inutile nasconderlo. Questa vicenda pesa come un macigno sul groppone del primo cittadino, come se tutti i problemi di una città in decadenza anche a causa di gravi inadempienze amministrative non gli bastassero, e volesse ulteriormente complicarsi la vita chiudendo un dialogo con un ragazzo disabile che in fondo non si è stato mai aperto. Basterebbe davvero poco per gettare acqua sul fuoco almeno su questo. Cosa gli costerebbe ricevere Nuccio nel suo studio e abbattere questo ulteriore muro freddo e disumano? Nuccio sa bene che siamo figli di un’era poco florida dal punto di vista degli impieghi e dove affiora la disoccupazione, ma trovare un lavoro resta uno dei suoi sogni, anche perché ‘ama sentirsi utile per gli altri’.
Anche preso dallo sconforto non ha mollato e lo testimoniano i suoi video, le interviste, e innumerevoli articoli sui quotidiani dedicati a lui. Noi troppo propensi nel gettare la spugna al primo momento difficile, potremmo seguire il suo esempio. Per questo Nuccio consiglia sempre di avere fede e coraggio.
di Nelly Ricco