LA CRISI AGRUMICOLA IN SICILIA

Riceviamo e pubblichiamo una lettera pervenutaci dal Sig. Stefano Ottimo inviata ad alcuni importanti organi di Stampa  e al Presidente della Regione Sicilia Crocetta.     

La situazione dell’agricoltura in Sicilia è disastrosa, partendo dal fatto che i produttori non riescono più a guadagnare il necessario per sostenere le spese, anche perché costretti a svendere il       prodotto ai commercianti e nel peggiore dei casi a vendere le        proprie terre, a vantaggio degli stessi commercianti. O, nei casi      più estremi, i produttori presi dall’orgoglio abbandonano i propri agrumeti.

Spieghiamo adesso, nel dettaglio, come funziona la produzione e la vendita degli agrumi. Per curare un giardino bisogna irrigarlo ogni venti giorni, concimarlo, potarlo, irrorarlo di antiparassitari, eliminare le erbe infestanti: tutto ciò comporta delle onerose spese.

L’acqua, a seconda delle zone, si paga da un minimo di 10 ad un massimo di 25 euro l’ora. Ogni ettaro richiede almeno 12 ore di acqua ogni venti giorni e quindi circa 72 ore di irrigazione all’anno.

Ogni pianta richiede circa 2kg di concime, che costa dai 30 euro al qt. fino ad un massimo, di 80 euro al qt. La potatura costa circa 5 euro a pianta. I costi per altri trattamenti possono variare in base alle malattie della pianta.

Superata questa fase, si giunge ad una fase ancora più critica: la vendita. I commercianti costringono i produttori a svendere il

prodotto, pagandolo in media dai 10 cent ai 17 cent al chilo.

Solo nelle annate di scarsa produzione, spesso dovuta a problemi meteorologici, il prodotto sfiora i 20 cent al chilo. A questi       bassissimi costi, bisogna aggiungere il 3-4% che il commerciante non paga come risarcimento per il prodotto non commerciabile  che nella maggior parte dei casi viene preventivamente lasciato sulle piante. Poi c’è il 4% del mediatore, ovvero l’addetto a mettere in contatto il produttore e il commerciante.

Dopo tutto ciò, approfittando del fatto che molti produttori, soprattutto anziani, non si recano al magazzino per assistere alle fasi di pesatura, i commercianti dichiarano un peso non reale.

Tutti questi fattori giocano, ovviamente, a vantaggio dei    commercianti e a discapito dei produttori. La situazione dei raccoglitori di agrumi è altrettanto pessima.  Essendo una categoria non valorizzata, sono trattati dai commercianti come schiavi, non viene loro riconosciuto il dovuto compenso per il duro e faticoso che compiono quotidianamente permettendo al magazzino di lavorare e al commerciante di  arricchirsi a discapito della loro salute. I raccoglitori sono padri di famiglia che lavorano per dieci ore al giorno, sottopagati, senza ferie, senza giornate festive, costretti a lavorare sotto la pioggia e perennemente a rischio licenziamento. E dopo una durissima vita lavorativa, non viene loro riconosciuto nemmeno il diritto alla pensione: come fa una persona di 55 anni a dover lavorare per 10 ore su una scala, caricare sulle proprie spalle due, e in alcuni casi       tre cassette, per un peso complessivo che può variare dai 40 ai 60 kg, e percorrere in questo modo lunghe distanze per poter trasportare gli agrumi raccolti dal giardino al camion? I     raccoglitori, sono spesso minacciati di licenziamento, nel caso di ribellione a queste disumane condizioni lavorative.

Nel gennaio del 2012, dopo un lungo sciopero, si è tenuta una  riunione fra i commercianti e tutti i lavoratori agricoli nel tentativo di riprendersi i propri diritti: illusi di vedere accettate le proprie proposte sono ritornati a lavorare per poi scoprire che nulla era cambiato.