È la lingua che fa di un libro quel libro, non l’illusione di raccontare una storia originale
Vuoto è il titolo della più recente opera della giovane Ilaria Palomba. Autrice attenta e accorta, è un’anima sensibile, profonda e romantica nel senso più etimologico del termine.
Ilaria, hai scritto svariate opere fino ad oggi, vuoi presentarcele?
Alcune vorrei dimenticarle. Sono certa però che Disturbi di luminosità (Gaffi), Brama (Perrone) e Vuoto (Les Flaneurs) siano una trilogia. Sono tre diversi resoconti della medesima frattura dell’io. Probabilmente la frattura è sempre più profonda, oppure la lingua che uso è man mano più precisa.
Alcuni autori sostengono che i loro romanzi siano il loro migliore biglietto da visita per presentarsi a chi non li conosce, è così anche per te?
No, non credo. Se qualcuno leggendomi decidesse di frequentarmi sarebbe pazzo.
Alcuni poi sostengono che il momento della revisione sia molto tedioso e sfiancante. Tu come lo vivi?
Non male. Il valore di Vuoto è emerso in seconda stesura, quando ho dovuto eliminare dei periodi, riscriverne altri, lavorare molto sulla lingua. È la lingua che fa di un libro quel libro, non l’illusione di raccontare una storia originale.
In Vuoto la tua protagonista Iris non accetta una pubblicazione in quanto le viene proposto un pesante editing da apportare a una sua opera. Viene spontaneo chiederti se in passato, quando eri ancora alle primissime armi, ti sia capitato…
Mi è capitato, non so se tornando indietro farei la stessa scelta. Forse no.
Lei vuole spaccare come scrittrice, ama la Musica, la Poesia, la Prosa e il Cinema, oltre che l’Arte in generale. Possiamo dunque definirla un’anima creativa e tormentata?
Iris è per me, lo è sempre stata, anche nella sua versione precedente, in Homo homini virus, una sciamana. Lei è primitiva, fisica, indomabile, ma anche ascetica, trascendente, spirituale. Un’anima bergmaniana che a poco a poco scivola in un incubo.
Nel romanzo ci sono tantissime citazioni soprattutto di opere cinematografiche ma anche letterarie. Rispondono per caso ai gusti dell’autrice?
L’immagine allo specchio di Bergman, Persona di Bergman, la trilogia del silenzio di Dio di Bergman. The tree of life di Malick, Il cavallo di Torino di Béla Tar erano essenziali per me, per Iris, perché lei evolve attraverso l’arte e la filosofia, mentre le due citazioni letterarie perennemente rievocate sono L’uomo senza qualità di Musil e Il soccombente di Bernhard. A tratti Gli imperdonabili di Cristina Campo e La figlia dell’insonnia di Alejandra Pizarnik. Poi Nietzsche e Cioran mi fanno sempre compagnia.
Se dovessi immaginare una vera e propria colonna sonora per Vuoto,quali brani sceglieresti e perché?
Il Preludio del Tristano e Isotta di Wagner
La Settima di Beethoven
La Quinta di Bruckner
Il Requiem di Mozart
Il Requiem di Verdi
La passione secondo Matteo di Bach
L’opera 28/2 di Schumann
La morte e la fanciulla di Schubert
E se invece ti fosse proposta una trasposizione cinematografica, quale attrice vedresti bene nel ruolo di Iris?
Mariaelena Masetti Zannini.