28 GIORNALISTI UCCISI IN TRE SETTIMANE DI CONFLITTO FRA ISRAELE E HAMAS

Non possiamo non esprimere il forte cordoglio che ci attanaglia il cuore e la mente di fronte a ciò che sta avvenendo in questo momento nella striscia di Gaza, dove c’è guerra aperta che sta colpendo tutti i partecipanti, nessuno escluso e soprattutto la popolazione civile di entrambe le parti in causa, che nulla ha a che fare sia con il terrorismo di Hamas che con le bombe israeliane.
Ci chiediamo perplessi come si è potuto giungere a questa terribile situazione dai risvolti angoscianti per tutti e con una escalation i cui sviluppi sono davvero imprevedibili.
Se da una parte sono in forte sofferenza costellata di lutti tutte le famiglie che occupano la Palestina, dall’altra non dimentichiamoci che esiste un terrorismo che non guarda in faccia nessuno che in maniera inaspettata può colpire ovunque.
La domanda che dovremmo porci tutti e soprattutto la classe dirigente politica europea e diciamolo pure mondiale, è se davvero si vuole estirpare il cancro maligno del terrorismo utilizzando la forza della armi, che invece a nostro avviso, questo modo di procedere , richiama sangue e si sa, sangue chiama sangue.
Il nostro appello allora è: “cessate il fuoco e ci si segga attorno ad un tavolo per trattare la pace”.
In questo contesto, purtroppo anche chi non ha proprio per nulla da spartire fra i contendenti, parlo dei nostri colleghi giornalisti, ha perso la vita in nome della libera informazione.
Ad oggi ne sono deceduti 28.
Riportiamo di seguito per intero un comunicato stampa pervenuto stasera dal pate del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti , condividendolo in ogni sua parte.
Inizia:
Corre veloce il contatore delle vittime civili e con esso il numero dei giornalisti uccisi, 28 in tre settimane di conflitto fra Israele e Hamas.
Numeri che atterriscono. Sono state attaccate anche le tende di fortuna che ospitano le corrispondenze di diverse testate internazionali come Bbc, Reuters e Afp, oltre Al Jazeera, a rischio di chiusura della sede in Israele. Mai tutto questo era accaduto prima, il sospetto è che si voglia impedire il racconto della guerra soprattutto in quell’area.
L’esecutivo del Cnog si unisce all’appello di Reporter senza frontiere e di altre organizzazioni internazionali di giornalisti che chiedono il rispetto del diritto internazionale umanitario e la fine immediata dei bombardamenti.

Chiedono che l’esercito israeliano garantisca la sicurezza per i giornalisti che lavorano nella striscia di Gaza e per le loro famiglie, affinché si consenta alla stampa internazionale di esercitare il diritto dovere di informare su quanto accade in quel teatro di guerra.

Carlentini li 27.10.2023

Anna Rita D’Amico