Viaggio ai margini di Giovanni Tesio a cura del Critico Melinda Miceli

Nel panorama letterario contemporaneo, dove l’introspezione spesso cede il passo alla narrazione accelerata e all’effimero, Viaggio ai margini di Giovanni Tesio si impone come un’opera di raffinata resistenza intellettuale e lirica. In questo testo, la scrittura non è mero strumento, ma atto di civiltà, di memoria e di umanità, proprio come ci insegna la critica simbolista e spirituale a cui ho sempre guardato.

Tesio, critico e poeta di lungo corso, compone con questa raccolta un atlante interiore dove il margine non è periferia dell’essere, ma il suo centro occulto. Richiamando le parole di Marguerite Yourcenar, “esiste solo un centro, che è l’anima”, l’autore costruisce un viaggio che si fa pellegrinaggio esistenziale, dove ogni parola, ogni descrizione, ogni figura evocata pare accendersi di un’aura crepuscolare e insieme realistica.

I margini, in questo libro, non sono semplicemente luoghi fisici o sociali, ma luoghi dell’anima, soglie iniziatiche. Come nei testi di Simone Weil, anche qui il dolore e l’esclusione diventano rivelazione e via verso l’assoluto. Si declina una poetica della soglia, dove il reale diviene simbolo e strumento per penetrare i misteri dell’Essere. La prosa poetica di Tesio si trasforma in un varco: ogni “margine” attraversato è una stazione sapienziale, ogni figura descritta – i vecchi, i malati, gli esclusi, le rovine – è custode di un sapere rifiutato dalla modernità, come i “poveri in spirito” del Vangelo.

L’autore si muove come un moderno viandante dantesco tra gli scarti del reale, restituendoci, con uno stile misurato ma quasi sacrale, le voci e le visioni di un’Italia emarginata. Vi è in lui qualcosa del pasoliniano “scrutatore di volti perduti”, e la sua parola, sobria e intensa, sembra sempre trattenere un’eco dell’invisibile, come accade nelle prose di Rainer Maria Rilke.

In quest’opera troviamo una sorta di estetica del dettaglio simbolico: una finestra chiusa, un volto rugoso, una pianta selvatica – vere epifanie che trasmettono più di mille trattati, come i sassi di pavé nelle pagine di Pavese o i silenzi eloquenti di Buzzati. Il dettaglio diventa frammento di un sacro disperso, reliquia di un senso che solo la poesia può redimere.

L’elemento etico, mai declamato ma profondamente presente, fa sì che questo libro non sia solo un viaggio, ma un atto di resistenza spirituale e civile. Tesio ci ricorda, con la discrezione di chi sa ascoltare, che “non c’è nulla di più invisibile dell’essenziale”, per citare Saint-Exupéry. Il margine è l’ultima frontiera dove l’umano può ancora sopravvivere nella sua integrità. È qui che la bellezza si fa dura, scarna, e perciò tanto più vera.

Viaggio ai mamarginl è un libro che si ascolta come un canto basso e profondo, per chi sa ancora percepire il valore delle ombre, dei silenzi e del non-detto. Un breviario contemporaneo per spiriti in cerca, un’opera che, come un affresco bizantino, non mostra tutto, ma invita a guardare oltre, a intravedere, oltre il velo delle cose, la luce che resta.

Dott.ssa Melinda Miceli
Critico d’arte

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