SIRIA

 di Giuseppe Parisi

PREMESSA:

Ci è sembrato opportuno fare questa breve premessa per chiarire da subito, a chi avrà la bontà di leggerci,  che con questo pezzo intendiamo presentare una panoramica, la più aderente possibile ai fatti, di ciò che sta accadendo in questi ultimi anni in medioriente e nei paesi africani bagnati dal Mediterraneo con particolare riferimento alla questione siriana. L’intento è quello di far riflettere il lettore senza alcun tipo di “imboccatura”.

Cosa che, di contro, certa stampa e certa televisione sta facendo da tempo fornendo a piè spinto, con astuzie da “gossip”, a partire dall’uso delle immagini e dei termini, utilizzati  da professionisti della parola anche subdolamente, per creare opinione.

Partire dall’utilizzo dei termini quale ad esempio quello dispregiativo di “regime” riferendosi ad  Assad il siriano, è un banalissimo esempio di come si può “far vedere” una notizia.

Ci rivolgiamo quindi a persone libere da qualsiasi bavaglio mentale che desiderano essere semplicemente informate e basta. Se pensate di appartenere a questo genere continuate la lettura, altrimenti voltate pagina, non è per voi.

SIRIA

Cosa sta accadendo in Siria? A chi credere? Qual è la verità sugli “aiuti umanitari”?  

I mass-media  si attengono a documentarci i fatti e basta? Cosa accadrà o potrebbe molto verosimilmente accadere in caso di intervento armato degli USA e &?

I gas nervini sono stati usati davvero dal governo siriano in carica? Siamo giunti alle soglie di una nuova guerra mondiale?  

Gli Usa sono autorizzati ad erigersi senza il consenso dell’ONU ad arbitri della Terra?

Papa Francesco riuscirà a far scoppiare la “pace”?

Questi e altri inquietanti interrogativi stanno tenendo il mondo intero con il fiato sospeso, perché i rischi dello scoppio di una terza guerra su scala mondiale sono davvero reali.  

Il nostro Governo, dice Letta, non farà intervenire le FF.AA. italiane senza un mandato ONU però nel frattempo partecipa alle riunioni del gruppo Amici della Siria e ha fatto salpare, è notizia di alcuni giorni fa, due nostre navi da guerra… non si sa mai.  Un’ annotazione molto calzante che rubo a Wikipedia dice : “La guerra civile siriana è un conflitto in corso nel paese che vede opposte le forze governative e quelle dell’opposizione, riunite nella coalizione nazionale siriana e che si inserisce nel contesto più ampio della Primavera Araba.” 

Nello spirito citato in premessa, vediamo un po’ meglio di cosa si tratta. La coalizione nazionale siriana delle forze dell’opposizione e della rivoluzione è stata fondata a Doha l’11 novembre 2012  e associa la quasi totalità delle opposizioni al governo di Baššār al-Asad e comprende  anche formazioni armate che si sono denominate Esercito siriano libero (Esl). Il Cns è un organo squisitamente “politico” costituito da sessanta membri di cui 22 appartengono al Consiglio nazionale siriano (*).

Questa organizzazione è stata sostenuta, e lo è ancora, parliamo delle nazioni europee,  da Francia e Inghilterra che solo agli inizi di quest’anno hanno ufficialmente comunicato che stavano appoggiando la fornitura di armi ai cd “ribelli” siriani, il tutto, sia noto al lettore,  a prescindere e in barba, alle decisioni adottate da parte dell’Unione Europea che ha da tempo deliberato un embargo totale di armi verso la Siria. Embargo che si era ultimamente ammorbidito sino al punto di concedere l’invio di armamenti non letali quali, per fare  un esempio, i giubbotti anti proiettili.

La diplomazia Usa, nel frattempo, non se n’è stata con le mani in mano prima e durante i  due anni di “guerra” in territorio siriano, tant’è che a Roma (28.02.2013) ancora una volta si riunivano con gli 11 paesi amici della Siria e i delegati della Lega Araba.

In questo vertice romano nessuno parlò di armare i ribelli anche se gli USA si sbilanciarono annunciando uno stanziamento per “esigenze umanitarie” al Consiglio nazionale siriano di uno stanziamento di 60milioni di dollari, ampliato subito dopo con altri 25milioni di dollari.

È bene qui ricordare che negli anni di “guerra siriana” gli Stati Uniti hanno stanziato una cifra, citiamo  per dovere di cronaca quella ufficiale, di 384milioni di dollari, mentre il  Quatar da solo ne ha esborsati  100milioni, sempre di dollari. Se non si è ancora capito, specifichiamo meglio che stiamo parlando di somme per “aiuti umanitari” corrisposte agli insorti contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Sempre a onor di cronaca ricordiamo ai nostri lettori che il 16 febbraio 2012 la risoluzione di condanna del governo di Damasco votata all’ONU fu bocciata per il veto incrociato  di Russia e Cina (**) .Tale veto fece nascere, o meglio, rafforzare  il gruppo  “Amici della Siria” in risposta, almeno così  fu riferito dalle fonti ufficiali, alla “inazione delle Nazioni Unite”.

 Anche nel successivo incontro di Tunisi, avvenuto dopo il nulla di fatto all’ONU, a cui parteciparono oltre agli Usa e agli Stati europei, i delegati dell’Unione africana, della Lega araba, dell’Unione del Maghreb arabo, del Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), dell’Organizzazione e della cooperazione islamica e delle Nazioni Unite non si approdò a nulla di concreto, meno che a far venir a galla quello che già si sapeva e cioè che Arabia Saudita e Quatar erano disposte a fornire armi ai “ribelli”.  Ma, com’è noto, non sappiamo del Quatar, l’Arabia Saudita già procedeva in questo senso da tempo.

Le armi, le munizioni e il notevole parco logistico di manutenzione e mantenimento delle armi veniva fornito agli oppositori del regime del presidente siriano Bashar al-Assad, attraverso la Giordania (in spregio assoluto all’embargo disposto dall’U.E.). Nei successivi incontri avvenuti a Parigi, Tunisi, Istanbul e soprattutto in quello di Marrakech del 12 dicembre 2012, (assenti le delegazioni diplomatiche di Cina e Russia) venivano buttate le basi affinché gli Usa giungessero al riconoscimento  della Coalizione nazionale siriana come legittima rappresentante del popolo siriano e del relativo Esercito siriano libero (Esl), espressione armata del Csn. Tale riconoscimento era già avvenuto da parte di: Turchia, Francia, Gran Bretagna e le petromonarchie del Golfo. Pensando di avere un po’ chiarito ai lettori un panorama  assai complicato, passiamo alla Primavera Araba che ha parte importante in questa “diatriba”, addentrandoci sempre di più sull’argomento. Il termine “Primavera Araba” è stato, in verità, coniato dai giornalisti occidentali che in un’unica espressione hanno voluto concentrare tutte quelle forme di protesta contro i governi del Medio Oriente, del vicino Oriente e del Nord Africa già a partire dal 2010,  anno in cui doveva partire, almeno in Italia, l’area di libero scambio fra quei paesi bagnati dal  Mediterraneo.

Le nazioni colpite dal vento impetuoso della “Primavera Araba” ovvero da tutta una serie di  sommosse, sono state: Algeria, Bahrein, Egitto, Tunisia, Yemen, Giordania, Gibuti, Libia e Siria, mentre ci sono stati “venticelli di primavera ” che non ci sentiamo di definire “minori”, come molti colleghi giornalisti hanno fatto, in Mauritania, Arabia Saudita, Oman, Sudan, Somalia, Iraq, Marocco e Kuwait.

I dissensi ai vari governi, con proteste anche violente sfociate nel sangue, frutto di ben collaudate tecniche  di resistenza e terrorismo civile (scioperi, manifestazioni, marce, cortei, utilizzo di social network per organizzare, divulgare e comunicare, a dispetto delle “repressioni” governative, suicidi per “auto-immolazione”,  esplosioni e altro )  hanno colpito paesi riconducibili in vario modo all’universo arabo ma anche esterni a tale circoscrizione come nel caso della Repubblica Islamica dell’Iran. Questi moti,  come sappiamo, in Tunisia ed Egitto hanno portato ad un cambiamento “rivoluzionario” di governo, e in Libia in un vero e proprio bagno di sangue e di cui ancora si sconoscono i retroscena e come stanno le cose oggi. Dipendiamo dalle notizie che ci vengono fornite o dal silenzio assoluto delle varie agenzie. Nessuno parla più della Libia, ormai Gheddafi non c’è più e i giochi sono stati fatti. Resta aperta la diatriba se questi moti sono stati più o meno pilotati e, se sì, da chi, con il relativo movente. Il governo provvisorio libico pare esista ma nessuno ci può mettere la mano sul fuoco circa la sua composizione, funzionalità e autorità nel territorio che appare nelle sporadiche visioni postate maggiormente su youtube da “privati” di una desolazione unica e abbandonato a se stesso, così come lo sono i libici, popolo vinto ancora una volta dalle “democrazie” occidentali. Una delle ultime immagini “ufficiali” libiche che abbiamo visto personalmente, ci mostrava la distruzione di un cimitero di guerra italiano.

Ricordate? Tempo fa, quando si disse e fece credere al mondo che Saddam possedeva armi di distruzione di massa e si invase l’Iraq si seppe solo dopo e a cose fatte che si trattò  di una “balla” colossale fatta proferire dagli ispettori dell’ONU e montata dall’amministrazione USA di George W. Bush, che tali armi non esistevano. Se leggete oggi, la storia di Saddam Hussein (http://it.wikipedia.org/wiki/Saddam_Hussein), non si può notare l’atteggiamento ambiguo degli USA che prima aiutarono con finanziamenti e altro l’Iraq di Saddam e dopo lo mollarono e giustiziarono il personaggio senza esitazioni. Perché?

A noi dunque, dopo la montatura Saddam, l’affare libico e l’epilogo egiziano resta il sospetto più che legittimo che anche oggi si stia trattando, nel voler colpire a tutti i costi il governo siriano di Baššār al-Asad perché reo dell’utilizzo di armi chimiche verso la propria gente, di voler cogliere, più di infliggere una punizione, un “frutto proibito”, gridando ancora una volta “al lupo al lupo” dove il lupo non c’è. Resta allora il dubbio atroce se i gas nervini sono stati usati e se si, da chi? Papa Francesco intanto dalle finestre vaticane grida al mondo:  “fate scoppiare la pace” . Noi preghiamo finchè qualcuno dei “potenti” lo ascolti. 

di Giuseppe Parisi

 

(segue prossimamente la seconda parte)

 

NOTE ESPLICATIVE:

Nota (*) Il Consiglio Nazionale Siriano, CNS nasce il 23 agosto del 2011 a seguito delle sommosse popolari in Siria. Ha sede a Istanbul

La struttura è costituita da un’assemblea generale di 235 membri da cui sono estrapolati :

          un Segretariato generale

          un comitato esecutivo

Nel settembre del 2011 Burhan Ghalyun è stato nominato presidente del Consiglio.

In particolare il  Cns è stato riconosciuto da due nazioni del Consiglio di Sicurezza, Francia e Stati Uniti, e da alcuni paesi membri dell’ONU, dall’ Unione Europea fra cui Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia, dal Consiglio Nazionale di transizione della Libia, dalla Lega Araba, dal  Canada.

 

Nota (**)

La costituzione del gruppo Amici della Siria è stato suggerito dall’allora presidente francese Nicolas Sarkozy  al di fuori del Consiglio di Sicurezza in replica al veto di Cina e Russia a una risoluzione di condanna della Siria da parte del Consiglio di Sicurezza. Le riunioni avvenute nel tempo:  Tunisi,  24 febbraio 2012 (prima riunione) –  Istanbul, 1º aprile 2012 (seconda riunione) – Parigi,  6 luglio 2012 (terza riunione) – Marrakech, 12 dicembre 2012 (quarta riunione) – Doha,  22 giugno 2013 (quinta riunione). La prossima riunione

dovrebbe tenersi a Roma l’8 settembre p.v..  In un primo momento hanno aderito alla richiesta di Sarkozy: Albania, Algeria, Arabia Saudita, Argentina, Armenia, Australia, Austria, Bahrein, Belgio, Belize, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Canada, Rep. Ceca, Cile, Cipro, Camerun, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Rep. Dominicana, Egitto, El Salvador, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Filippine, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Giappone, Gibuti, Giordania, Grecia, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Indonesia, Iraq, Irlanda, Islanda, Italia, Kirghizistan, Kosovo, Kuwait, Lettonia, Libano, Libia, Lituania, Lussemburgo, Malesia, Malta, Marocco, Mauritania, Messico, Moldavia, Nigeria, Norvegia, Nuova Zelanda, Oman, Paesi Bassi, Pakistan, Palestina, Panama, Paraguay, Perù, Polonia, Portogallo, Qatar, Regno Unito, Romania, Sierra Leone, Singapore, Slovenia, Spagna, Stati Uniti,  Sudafrica, Svezia, Timor Est, Tunisia, Turchia, Ucraina, Ungheria, Uruguay (88 Stati).

A onor di cronaca si precisa che, a seguito delle atrocità compiute dai ribelli al Governo Siriano di Asad, il gruppo amici della Siria, si è di molto affievolito, tant’è che all’ultima riunione ( Doha – 22 giugno u.s.) hanno preso parte solo le delegazioni diplomatiche dei i seguenti Stati: Arabia Saudita, Stati Uniti d’America, Turchia, Qatar, Gran Bretagna (Regno Unito), Italia, Francia,  Emirati Arabi Uniti, Germania, Giordania.