ESSERE CHARLIE O AHMED?

Per il periodico Informa Sicilia di Nelly Ricco nelly_ok_ok

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Dopo i gravi fatti accaduti negli uffici della celebre rivista satirica Charlie Hebdo e l’indomani al Market Kosher, domenica 11  gennaio oltre un milione e mezzo di francesi e non, hanno partecipato alla marcia repubblicana manifestando contro il terrorismo.

‘Je Suis Charlie’ è stata la scritta ricorrente di questi giorni, dai selfie sui social agli striscioni dei manifestanti, alle t-shirt all’inizio dei match calcistici in Francia e nel resto d’Europa.  Siamo assolutamente dalla parte di chi ha voluto questa marcia per manifestare l’unità e che la pace possa essere più forte di chi vuole il male, ma non dalla parte di chi vuol far sembrare gli attentati terroristici come la sola conseguenza di alcune caricature su Maometto apparse appunto su Charlie.

Anche se effettivamente le mire satiriche del giornale erano spesso rivolte a quella parte di Islam che tanto fa discutere, e curiosamente anche se in Francia forse non è così sorprendente nella redazione e negli uffici di C.H vi lavorava anche gente musulmana. Non a caso una delle vittime è proprio  Mustapha Ourrad curatore editoriale.Di chiare origini islamiche e algerine così come un’altra delle vittime ovvero Ahmed Merabet poliziotto di quartiere che ha trovato la morte dopo aver cercato di fermare invano  i killer.

Trattasi di dettagli non evidenziati più di tanto in Tv, così come non si è sentito spesso di Lassana Bathilly, 24 anni,  immigrato del Mali di religione musulmana, commesso di colore del Supermercato Kosher che è riuscito a salvare sei ostaggi, nascondendoli in una cella frigorifera spenta.

Le vittime, gli eroi e gli assassini non hanno sempre una fazione ben definita. La verità e la giustizia non appartengono mai solo a una parte piuttosto che a un’altra.

La tv mostra e dice quello di cui ha bisogno, sottolinea solo quello che le serve e tende a spettacolarizzare per mestiere, soprattutto quando di mezzo ci sono questioni politiche o botti da guerriglia. Tutto questo spettacolo crea dipendenza tanto che ormai noi telespettatori se non vediamo le cose in tv non conferiamo a esse la giusta credibilità. Lo schermo è diventato uno strumento d’informazione fondamentale, così sacro che a volte lasciamo che ragioni pure per noi, e come per gli attentati in Francia un po’ per tutto non riusciamo ad avere un punto di vista diverso da quello che ci viene propinato e, diciamolo pure, imposto.

Siamo davvero tutti Charlie e tutti vittime e santi allo stesso tempo?

Sia chiaro non vogliamo bypassare la gravità della situazione e le atrocità subite dalle 26 vittime. Non vogliamo difendere i fondamentalisti. Desideriamo soltanto mettere a disposizione gli strumenti necessari per osservare le circostanze con maggiore giudizio. Non vogliamo che il presidente Holland, le sue autorità e noi tutti dimenticassimo che un terzo di popolo francese è di origini Islamiche fortemente dichiarate, ovvero una parte di francesi finiscono per essere cittadini di serie “B”  visto che l’integrazione sinora è riuscita solo nelle Nazionali Francesi che hanno vinto due Europei e un Mondiale con beniamini delle nostre generazioni come Zidane, Vieira e Thuram  che erano ragazzi provenienti dalle Banlieue che ce l’avevano fatta, che se non fossero diventati dei campioni oggi sarebbero ancora nei ghetti a fare chissà cosa…

Gli abitanti della periferia francese sono una grossa fetta della popolazione nazionale. Nelle banlieue regnano emarginazione, povertà, miseria e illegalità. I quartieri pullulano di arabi, maghrebini, e africani, generalmente musulmani accanto a delle minoranze di famiglie d’origini spagnole e italiane. Vivere ai margini di una società che ostenta il falso benessere e un uguaglianza sulla carta, con la perdita dei valori, delle certezze e dei punti di riferimento, possono portare questi giovani a farsi adescare da spaccio, criminalità e illegalità.

Loro hanno molta rabbia ma non sempre sono ignoranti. Molti di loro diventano pure dei militanti nelle trappole di organizzazioni pericolose che gli arruolano per interessi e falsi ideali religiosi, così che nella disperazione riescono a farsi convincere che lo Jihad possa diventare la voce della loro ribellione rendendosi utili e diventando degli eroi in nome di Dio.

Se ci pensate anche i nostri giovani Italia sono a rischio con l’ormai alto tasso di disoccupazione.  E se non avessero una famiglia forte alle spalle che li sostiene, che ne sarebbe di loro?  Eppure per qualcuno non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani, come se fosse una legge.Quindi viviamo nella paura che da un momento all’altro il nostro vicino marocchino debba piazzarci delle bombe.

Ma tutti alla fine hanno davvero dimenticato l’anti-islamista, cristiano Anders Behring Breivik  che nel 2011 in un campeggio del partito laburista norvegese aprì il fuoco contro i 600 partecipanti, uccidendone ben 80.

Ebbene siamo tutti con Papa Francesco quando dice che ‘se il Corano è Libro di Pace, gli Islamici lo debbano gridare forte’ e che prendano le distanze dagli estremisti, e va bene che si sentano tutti ‘Charlie’ ma chi si sente ‘Ahmed’ non se ne vergogni e trovi il modo di imporsi con la pace.

di Nelly Ricco