“Il Perimetro dei bordi della luna di Salvatore Ferla” presentato dalla rinomata scrittrice Melinda Miceli

Il perimetro dei bordi della luna” edito Ediciones Matrioska è l’opera prima di Salvatore Ferla, classificatosi secondo al prestigioso concorso International art prize Giotto curato dal critico d’arte Melinda Miceli. L’Opera, una raccolta di poesie definita “di crepuscolare sensualità”, reca la prefazione della prestigiosa penna della dott.ssa Melinda Miceli, scrittrice, poetessa, saggista, critico letterario e storico d’arte in veste di ambasciatrice onoraria di Ediciones Matrioska.  

La foto di copertina, è “Epifanico calatino” del noto fotografo d’arte Sebastiano Cosimo Auteri. Di seguito la recensione della copertina e dell’opera a cura del critico d’arte Melinda Miceli. “Ad introdurre e contenere la poetica di Salvatore Ferla è posta in copertina la preziosa immagine di Auteri che coglie il forte anelito trasognato e ipnotico effuso dalla poesia sullo sfondo di una foto iperuranica. Uno scatto rubato al cielo con l’effetto suggestivo di un indaco sacrale ci conduce alla scoperta della spiritualità laddove l’invisibile e inafferrabile natura del divino sconosciuta all’uomo, ci abbaglia con la sua sua misteriosa bellezza e indubbia eleganza formale. Immersi nell’incanto di un azzurro che erra nel cosmo, Sebastiano Cosimo Auteri crea il brivido di una “mistica sensazione che smarrisce l’ unità dello spazio-tempo come in una trance medianica. E’ lintuizione del grande fotografo a scoprire al di là dei condizionamenti anche linguistici, il mistero che si accompagna alla poesia che cerca parole per esprimere l’inesprimibile”.

“Una poetica “di crepuscolare sensualità” pervade i versi di Salvatore Ferla intrisi di pascoliana memoria e di estetismo decadente; storie amabili e disperate risentono ancora di uno certo surrealismo nella ricerca della metafora e nel paragonare cose concrete a concetti più astratti. Il mondo secondo Ferla è fatto di riflessioni, di sogni, di oggetti umili e preziosi sul cui sfondo si staglia sempre l’amore impossibile. La menzogna del ‘vivere” attacca ogni cosa, fatta di riflessioni e ripiegamento sulle bassezze, la viltà e il grigiore di un mondo esterno che subisce l’oscura contorsione a partire dalla radice dell’albero. I pensieri gai vengono deposti ed essi passano il testimone alla constatazione poetica del vero che si fa grido di un insano tormento, alla ricerca di una felicità vagheggiata. Elogio ai giorni dimessi di un’esistenza traviata i cui tratti sono avviluppati nell’invenzione poetica di Salvatore Ferla che attraverso il suo linguaggio musicale, rivela l’arcaico tradimento ancestrale. Nelle sue poesie d’amore scopriamo l’abilità semantica dettata da slanci del cuore e deflagrazioni dell’anima. La struttura dei componimenti sa trasportare nella sua percezione e sentire fino al palpito ansie e tremori di amori perduti, vagheggiati, trasognati, le vibrazioni dei sensi, attraverso una sensualità che travolge il razionale. Tra le liriche troviamo malinconici inni a un sentimento d’amore primordiale, irrazionale, illogico, folle, fatto di attesa e di passione conquistata attraverso la sofferenza e il dolore della vita. Nei suoi componimenti poetici Salvatore Ferla con crudo verismo afferma l’antica antinomia così profonda e radicata da concepire nella razza umana l’esistenza del dualismo di due esseri eterogenei; uomo al tempo stesso «angelo e bestia» senza essere esclusivamente né l’uno né l’altro. Un uomo bianco e retto che agisce per impulso dell’anima, che difende la verità anche con la morte: è l’uomo forte che non vacilla dinanzi a nulla. Gli si contrappone l’uomo di fango che minaccia l’altare del bianco e quest’uomo è stanco della sua anima pesante e ha perso il soffio vitale. Il profondo messaggio del poeta ben ritmato, sta nell’indicare l’energia bianca dei valori dell’anima eterea ed immortale che non è sottomessa alle leggi sensibili e sopravvive a tutte le condizioni per i corsi dei suoi destini mentre è avversata inutilmente dalla vanità effimera del male che estingue se stessa”.