La rivoluzione artistica dell’iperrealismo scenico nell’arte di Armando Nigro

Armando Nigro nasce a Catania nel 1969, vive ad Avola in provincia di Siracusa dove lavora. Sin dai primi esordi in esposizioni collettive consegue premi con apprezzamenti critici tra cui Sgarbi, Paolo Levi, infine Melinda Miceli che lo inserisce tra gli artisti del Premio Giotto.

Premiato in ordine di tempo: Artista dell’anno 2017 Cefalà Diana, Palermo, Attestato d’arte Salerno con direzione artistica Sgarbi, Concorso Expertise Certificato di autenticità di Paolo Levi, all’opera “Sguardo Barocco”, Benemerenza artistica anno 2018, Prima Collettiva d’Arte a Palermo capitale della cultura 2018. Secondo classificato per la sezione Arti visive del Certamen Internazionale Letterario e Artistico sulle Cattedrali, indetto dal Critico d’arte Melinda Miceli tra 50 partecipanti con l’opera iperrealista dal titolo, “Scroscio del barocco”, realizzata con tecnica mista matita su tela e colori ad olio. Vincitore della sezione disegno a International Art Prize Giotto con l’opera “Guardami: “Per il pathos scenico e l’attualità iconica fissata nel prodigioso disegno”. Nigro che è anche uno degli artisti fondatori del Certamen e da qualche tempo è alla ribalta della critica come una delle maggiori promesse dell’arte siciliana. Armando Nigro da me definito “pittore dal disegno leonardesco”, dedica la tela “Ortigiando” alla mostra istituzionale per la pace Tribute of the peace, Ortigia 13/18 giugno Palazzo del Governo, nella quale ha esposto.

L’iperrealismo di Armando Nigro nonostante appaia come un’evoluzione della pittura accademica per il rispetto delle regole dettate dalla pittura pre-impressionista, attinge al movimento pop, che raffredda, fino ad annullare la soggettività espressiva dell’artista. La sua pittura però contro l’io statico dell’espressionismo astratto e di ogni pittura interpretativa, recupera il senso di ammirazione, poichè mette in scena una cifra stilistica di assoluto rilievo, la scenografia barocca. Il soggetto che abbina l’architettura all’elemento femminile si stende sulla tela affidandosi a una perfezione formale di sapore fotografico dove atmosfere luminose e fortemente contrastate sottendono un richiamo ai grandi pittori realisti del XVII e XVIII secolo. Le sue abilità pittoriche nel ritrarre l’architettura nella forma più autentica, realizzate mediante il districarsi di molteplici giochi chiaroscurali, e tecniche a strati, inducono a volte l’osservatore ad interrogarsi su quali siano le impercettibili differenze che possano far distinguere il quadro dalla fotografia in una soggettiva e riuscita rielaborazione. La necessità di esplorare la realtà che smette di essere statica e monotematica come in epoca medievale, si svela in tutta la sua varietà e l’inserimento della donna in questo mutato contesto, da oggetto di idealizzazione da parte di poeti e novellieri, diviene la concreta protagonista del suo tempo. La sua pelle abbronzata, i capelli  lunghi e corvini e il fisico snello, sono elementi da poster pubblicitario, novità assoluta novità che capovolge i tradizionali canoni di bellezza ottocenteschi. La donna si può ammirare sicura interprete della propria identità mentre sfoggia un abito scollato, quasi in posa come un’opera d’arte della nouvelle vague, allineata allo spazio sacro della cattedrale. L’elemento femminile sboccia in tempo reale nell’immediatezza del divenire nella dimensione in cui esso prende vita, in maniera disinvolta e realistica. Nell’iperrealismo di Armando Nigro, la donna cerca di rompere quel modello che la vuole chiusa tra le mura domestiche ed appare insieme all’architettura, nel suo divismo, come il soggetto dell’opera, che con uno sguardo vacuo e distante, ma molto dettagliato, domina la scena.

Armando Nigro pittore figurativo di tendenza iperrealista, si esprime molto bene nella tecnica del disegno e con tecniche miste. La verità dell’impostazione dimensionale, la sicurezza penetrante del disegno, la sapienza del taglio e della distribuzione delle cromie, rende l’assunto di una fedeltà maniacale al visibile, tale che nelle sue tele si trasforma in un giocoso divertimento visivo. La suggestione spaziale da scenografo, ispira e suggerisce una sorta di uno spettacolarizzazione filmica del dipinto, dove l’orchestrazione figurativa è rinvigorita dalla personalità forte ed estrosa che contraddistingue questo interprete eccelso del fare arte contemporanea.

Dott.ssa Melinda Miceli critico d’arte