Madre Teresa di Calcutta nel ritratto di Nawelles La Rosa

Nawelles La Rosa Nasce a Torino il 31 dicembre del 1981. Durante l’adolescenza si avvicina all’arte fumettistica e comincia a disegnare ma  la sua vera inclinazione artistica però si esprime nella pittura murale.
L’arte di Nawelles oggi è orientata verso il ritratto, di attrici famose e persone normali, semirealistico-figurativo, laddove attraverso la rielaborazione dei personaggi, l’Artista attinge alla loro somiglianza più espressiva. Nawelles che ha fatto del ritratto la Sua più grande passione di vita, racconta: “Solo quando il dipinto mi parla di sé, sento di essere sulla strada giusta; il ritratto si racconta, mentre io cerco di coglierne l’anima”.
L’opera ritratto di Maria Teresa di Calcutta è stata presentata alla mostra istituzionale per la pace Tribute of the peace, Ortigia dal 13 al 18 giugno 2022, Palazzo del Governo.
Sorridente e veritiero il ritratto di Madre Teresa di Calcutta, icona religiosa e spirituale dei nostri tempi, è emblema di un cristianesimo di preghiera e carità, ammirata per le opere sociali verso gli ultimi. Gli occhi sono rivolti verso l’osservatore, la bocca aperta sorride, mentre la protagonista manifesta un’espressione ed una fisionomia offesa dal tempo. Sul suo viso si osserva la pelle rugosa e l’espressione illuminata da luci calde mentre un Crocefisso è sospeso sul suo cuore, simbolo di devozione cristiana. Nawelles La Rosa utilizza il colore giallo e l’arancio per dare effetti luminosi che creano i volumi. I contrasti cromatici sagomano i tratti fisiognomici; colori diversi e contrasti di luce all’interno di uno stesso colore secondo la tecnica del tonalismo, permettono di ottenere la tridimensionalità del viso che emerge da uno sfondo piatto e monocromo. Il carattere estremamente realistico dell’interpretazione fa di Madre Teresa un emblema della perdita della giovinezza, sacrificata al prossimo e alla giustizia sociale, un vero esempio da seguire nel particolare momento bellico che attraversa la nostra società oggi.
Gli stessi colori usati, bianco e blu ripreso nello sfondo, trasmettono la purezza di un’anima sacrificata agli altri e l’esaltazione della saggezza, con una maggiore attenzione al dato ideale della vecchiaia, rispetto a quello fisico e psicologico. Lo sguardo e la struttura del volto ma anche i capelli, la pelle, le fibre dei tessuti sono delineati, nella direzione di un’oggettiva imitazione della realtà. Lo stile del ritratto “Verista” richiede un lavoro molto accurato, entrando nello stato vibrazionale del soggetto in sintonia con la sua anima, scavalcandone la corazza esterna per imprimere il suo vero essere. Misticismo spirituale e materiale da un lato conducevano Madre Teresa a inginocchiarsi davanti al crocifisso, dall’altra parte, alla fine della preghiera, la spingevano ad andare in cerca di uomini, donne, bambini che vivevano ai margini della società.
Santificata e omaggiata per almeno due decenni, poi gettata nel fango da una certa stampa scandalistica anticlericale in modo aprioristico, quest’ immensa figura della Carità, come nel dipinto, ha rughe incise nel corpo e nello Spirito, inevitabili per chi ha vissuto una vita intensa come la sua.
Come non ricordare la famosa risposta del Fondatore degli Oratori? Aveva rifiutato un’ importante e meritata carica presso il Vaticano dando, come motivazione ( degna di un bravo mangiapreti), “grazie ma preferisco il Paradiso!”.
L’hanno anche accusata di “bearsi” della sofferenza dei morenti, alleviandola solo in minima misura. Allora, però, andrebbero messe in discussione tutte quelle teorie e Spiritualità che vedono nella sofferenza una Via verso la Salvezza, non solo in ambito Cattolico.
Erano persone destinate a morire sul selciato, abbandonate da tutti in quanto pari a e malati contagiosi. Quanti avvicinerebbero lebbrosi e malati terminali sporchi dal vero? Ecco quindi questo angelo rugoso, che ha fatto il possibile nel teatro del mondo. Allo Spirito il giudizio, a Lei l’immenso merito di aver reso visibili coloro che, spesso, morivano e muoiono senza un nome.
A Nawelles il merito di aver aggiunto ai tanti ritratti della Santa di Calcutta, quest’eccellente interpretazione di un essere umano felice di aver lasciato il mondo, dopo aver dato la vita per il prossimo.
D.ssa Melinda Miceli critico d’arte